Perché lo IUS SOLI no

Sono fortunata, su questo argomento posso parlare a giusto titolo, più della maggior parte di persone che sono intervenute fino ad ora.

Un po’ perché ho vissuto espatriata 15 anni, un po’ perché sono cresciuta con bambini nati in Francia da genitori stranieri, bambini nati all’estero e arrivati in tenera età, bambini arrivati già grandi…

Sono figlia di due persone che vivono in un paese straniero di cui non sognerebbero di prendere la nazionalità da 32 anni. Ne hanno diritto ma non vi sono interessati. L’Italia spesso la criticano, ci vengono anche poco. Però sono Italiani. Fino alla morte, Italiani. Mia madre continua ad alzare gli occhi al cielo quando il suo compagno francese non coglie sottigliezze culturali che sono per noi importantissime.

Quando ho compiuto 18 anni ho ricevuto una lettera dalla Republique Française che mi annunciava il mio diritto alla cittadinanza francese visto che avevo raggiunto la maggiore età ed ero presente sul territorio da più di 10 anni.

Ovviamente ho rifiutato. Anche la doppia cittadinanza. Io sono italiana. In tutto. Dalle più insignificanti abitudini di vita ai concetti più complessi dell’identità. Anche se ad oggi vivessi ancora in Francia sarei sempre un’Italiana.

Avevo un fidanzato nato in Marocco e arrivato a 3 anni in Francia che era francese, si sentiva tale e non aveva appartenenza identitaria al suo paese di origine.

E avevo compagni di nazionalità francese, nati a Parigi che alla domanda “t’es quoi?” Rispondevano “Algerien”.

Scelta.

La scelta si deve dare. Perché non basta nascere in un posto per sentirsi appartenente a quel paese. Perché se sei nato a Canicattì ma continui a vivere esattamente come al bled non sei Italiano. Come non sei Francese se vivi come fossi a Caltanissetta, triglie fritte comprese (e severità educativa in premio). 

Ad oggi ci sono tutele di uguaglianza tra cittadini di diversa nazionalità, i bambini nati da stranieri o da connazionali hanno gli stessi identici diritti, compresi documenti di riconoscimento nazionali. Un bambino Thai che vive a Milano fa la stessa vita di un bambino italiano, stesse istituzioni, stesso accesso all’istruzione e ai servizi.

La cittadinanza, la nazionalità non è automatica nel cuore di una persona, si costruisce con il tempo e non si può imporre a nessuno. L’integrazione forzata che passa dalla cancellazione del paese di origine rischia di creare un rigetto fortissimo verso il paese adottivo e non è quello di cui le seconde e terze generazioni hanno bisogno.
Qui di no. Niente Ius Soli. Dopo 10 anni e/o alla maggiore età la nazionalità va proposta. Chi sente di volerla l’avrà. Chi si sente altro, resterà giuridicamente quello che è. Un espatriato come milioni, il che non è una brutta condizione, anzi, è spesso, quasi sempre, un’immensa ricchezza.